giovedì 23 agosto 2012

IN VIAGGIO LUNGO I CASTELLI DELLA VAL VENOSTA (E LA VIA CLAUDIA AUGUSTA)


Volentieri riceviamo e pubblichiamo
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Dopo 40 anni di ininterrotte vacanze in Val Pusteria, soprattutto l’Alta Pusteria, la parte che va da Brunico a San Candido, trasferirmi quest’estate in Val Venosta è stato come per un toscano – mi perdonino gli altoatesini il paragone un po’ forzato – passare dall’Argentario alla Versilia. Nessuna questione di qualità della vita, accoglienza o costi, quanto di paesaggio: così simile eppur così diverso.

Al turista che dalla splendida Merano (circa 300 metri s.l.m.) s’inerpica lungo la SS 38 (e poi SS 40), fino a toccare le zone più rappresentative della Val Venosta (Sluderno, Malles, Glorenza, tutte intorno ai 1000 metri), viene spontaneo guardarsi intorno e cercare le montagne, le splendide rocce delle Dolomiti illuminate dal sole, oppure gli sterminati e pianeggianti prati in fiore, compresi tra boschi e strada, dove correre liberi ringraziando il buon Dio del paradiso creato. Qui, invece, le montagne sono sostituite da alte piramidi di alberi e i prati sono molto più ripidi, stretti, poco accessibili o sostituiti dai celebrati meleti. Un paesaggio e un’atmosfera altrettanto affascinante, rilassante ma completamente diversa – sembra impossibile – da quella dell’altra vallata distante, in linea d’aria, meno di 100 km. Sarà un caso ma in queste zone il turismo famigliare italiano è meno presente e più legato ad incursioni “mordi e fuggi”.


Un'immagine della verde Val Venosta

Se siete, invece, amanti di storia e cultura, questo è senza dubbio il posto che fa per voi, ricco di castelli, torri e splendide chiese medievali. Lungo la vallata, sin dall’antichità, sono transitate milioni di persone, grazie a una delle vie consolari che collegava l’Italia all’estremo confine dell’impero Romano, nell’attuale Germania. Per questo, lungo il percorso che corrisponde più o meno alla Strada Statale 38 e poi 40, non è raro trovare imponenti manieri utilizzati come bastioni difensivi o barriere doganali.

- La via Claudia Augusta -

La via Claudia Augusta era un’antica strada consolare romana che dalle pianure del Po e dall’Adriatico, seguendo la valle dell'Adige, univa Tridentum (Trento), Pons Drusi (Bolzano), Maia (Merano), per poi attraversare le Alpi al Passo Resia e terminare il suo lungo percorso poco oltre Augusta Vindelicorum (Augsburg), in una località sul Danubio vicino all'odierna Donauwörth, in Baviera. Tutto ebbe inizio nel 15 a.C., quando il generale romano Druso Maggiore, figlio adottivo di Augusto, decise di aprire un valico nelle Alpi nel corso delle campagne militari in Rezia-Vindelicia e nel Norico, l'attuale Austria. L'immane opera viaria venne conclusa solo 60 anni dopo, nel 46-47 d.C. dal figlio di Druso, l'imperatore Claudio (41-54 d.C.). Le fonti sono due cippi miliari trovati l'uno a Rablà di Parcines, vicino a Merano, l'altro a Cesiomaggiore (Belluno), che hanno aperto un lungo dibattito nel mondo accademico. Se, infatti, entrambi parlano dell’identica località d'arrivo, si differenziano su quella di partenza, indicando il primo l'odierna Ostiglia, nei pressi del Po, il secondo la località portuale di Altino, vicino a Venezia. Pur con molti punti e questioni ancora aperti, pressoché unanime è stato il parere degli storici nell'indicare quindi, nei pressi di Trento, una biforcazione dell’arteria: un ramo verso il vicus di Hostilia (Ostiglia), passando da Verona, ove incrociava l’importantissima Via Postumia; l’altro, lungo il Piave, il municipium di Feltria (Feltre) e la Valsugana, giungeva fino ad Altinum (Altino) che tra il I sec. a.C. ed il I d.C. era una delle città più prospere e ricche dell'alto Adriatico, in quanto punto centrale delle rotte di navigazione tra l'Istria, Aquileia e Ravenna.  Lungo la Via Claudia Augusta confluivano altre importanti strade che costituirono un complesso sistema viario in grado di mettere in comunicazione il nord Italia con i paesi d'oltralpe, unendo popoli, usi e tradizioni. Trattasi, ad esempio, della Via Annia (Adria-Aquileia), la Via Popilia (Altino-Rimini), la Via Aurelia (tratto Padova-Feltre) e la Via Postumia (Genova-Aquileia).



Con la fine dei conflitti e l’Europa finalmente unita, la Via Claudia Augusta è diventata un ponte che unisce e mescola culture, un percorso-simbolo che attraversa tre nazioni dall’enorme varietà di paesaggi e tradizioni, bellezze d’arte e specialità enogastronomiche. Se il maniero di Castelbello, tra Merano e Malles, ha istituito una mostra fotografica storico-archeologica permanente, molti sono i ristoranti lungo l’intero percorso che ripropongono piatti culinari dell’antica tradizione romana, naturalmente rivisti e modernizzati. Per l’elenco completo consiglio di visitare il sito www.viaclaudia.org.

- I castelli della Val Venosta -
Il mio primo consiglio è quello di iniziare il vostro percorso da Merano. Qui potreste prendere il trenino che silenziosamente conduce sino alle pendici di Malles, attraversando gli splendidi meleti o costeggiando un Adige ancora imberbe. Ma poiché dovreste scendere in quasi tutte le stazioni, meglio “accontentarsi” della propria auto o moto, trascorrere a Merano mezza giornata e poi indirizzarsi verso nord, magari fermandosi a dormire nel posto che più vi affascina.


La ferrovia lungo la Val Venosta

Merano la preferisco senz’altro al capoluogo Bolzano. Se quest’ultima è una città più nuova e meno propensa a guardare indietro al suo passato, all’interno della prima convivono perfettamente modernità e storia, servizi e castelli, shopping e cultura. Il piccolo centro storico di Merano vi accoglie in tutto il suo naturale mix: eleganti piazze pedonali cariche di fiori multicolori simili a cartoline di lungomari in stile liberty, la via Portici fitta di negozi alla moda (e splendide commesse!), ma anche chiese, castelli e la curiosa seggiovia che collega questa parte di città al sovrastante paese Tirol col suo ricco maniero. Il tutto quasi immerso in meleti e soprattutto vigneti che producono ottimi Legrein, Pinot e Traminer aromatici. Una volta percorsa via Portici, sbucate in piazza Duomo con l’imponente duomo di San Niccolò e il battistero di S. Barbara mentre, proseguendo attraverso la medievale porta Passiria, non potete perdere la romantica passeggiata lungo il fiume Passirio, accompagnati da numerosi esemplari di fiori e piante, fino a giungere a Castel S. Zeno. Sullo sfondo, i vari altri manieri intorno al centro storico, come Castel Tirolo e Castel Fontana (nella citata frazione Tirolo) o ancora Labers, Planta, Rametz, Gatto, Winkel e soprattutto Scena e Trauttmansdorff, con i suoi fantastici giardini in fiore, da visitare assolutamente! Rientrando in centro, passate attraverso porta Bolzano e circumnavigate l’austero Castello Principesco che, inserito quasi per caso tra case e alberghi, ospitò gli imperatori d’Austria Massimilano I e Ferdinando I.


Una delle porte d'ingresso

Subito dopo Merano, imboccando la tangenziale/statale 38 in direzione nord, il primo paese che s’incontra è Forst/Foresta, sede dell’omonimo birrificio e di un maniero risalente al XIII secolo. Il piccolo paese di Naturno è invece ben difeso dall’alto da ben due fortificazioni, una per ogni lato della valle: a sinistra l’omonimo Castel Naturno, attualmente adibito ad albergo, a destra, invece, Castel Taranto. Superato il paese, trovate sulla destra la deviazione per la Val Senales; se decidete di fare un breve fuoriprogramma, potete visitare Castel Juval, maniero del XII secolo, dal 1983 di proprietà del grande scalatore Reinhold Messner che, filantropo e grande amante del proprio territorio, ne ha fatto un museo aperto a tutti, così come per altre strutture fortificate in questa provincia.

Tornando sulla SS 38, se anche nei pressi di Colsano è presente un’antica rocca, la prima fortificazione facilmente accessibile, e che vale la pena di visitare, è a Castelbello, con l’omonima struttura. Costruita nel 1238 e passata allo Stato nel 1949, con la morte dell’ultimo proprietario, è sede di una mostra permanente (e gratuita) sulla via Claudia Augusta. Se, oltre alla mostra e il cortile con portici e ballatoio, volete visitare anche gli interni, ad esempio la cappella privata, dovete appoggiarvi alla visita guidata che parte quasi ogni ora. 



Due immagini di Castelbello

In una spianata sopra Coldrano, si staglia la mole del duecentesco Castel S. Anna mentre, all’interno del paese, vi è l’omonimo maniero del 1475, costruito su una ex fortificazione romana. Interamente conservato, affascinante con le sue mura e le quattro torri di guardia, è sede di un centro culturale giovanile e di una scuola di musica, pertanto visitabile solo il giovedì e con guida. Gli altri giorni offre solo il piccolo cortile interno o il grande prato dentro le mura, dove sorseggiare una birra al seminascosto bar.


Castel Coldrano

Se anche Vezzano può fregiarsi di una fortificazione nelle sue vicinanze, l’abitato di Morter ne dispone di ben due: il vecchio e malconcio Castel Obermontani, costruito nel 1228 e all’interno del quale fu trovato il manoscritto del Canto dei Nibelunghi (attualmente nell’Archivio di Stato a Berlino) e i resti di una vecchia torre abbandonata, attraversato l’Adige nei pressi del campo sportivo. A Silandro potete invece buttare un occhio al secentesco Castel Schlandemburg, attualmente sede di uffici e di una biblioteca provinciale, e alla chiesetta medievale di S. Maria Assunta.

Rientrando sulla Statale (o, se preferite, la vecchia Via Claudia Augusta), nei pressi di Lasa vi salterà agli occhi un campanile che, come un grosso fungo, viene su da un verde colle. Appartiene alla chiesa di S. Sisinio, tra i più antichi edifici religiosi della Val Venosta (datato intorno al X secolo), circondata da mura semicadenti e visitabile solo in orari predefiniti. Poco fuori dal silenzioso centro del paese, presenti le rovine di un vecchio ponte sull’Adige, presumibilmente di epoca romana.



Il vecchio ponte e la chiesa di Lasa

Proseguendo verso nord, a Montechiaro incombono dall’alto le affascinanti e visitabili rovine di Castel Lichtenberg mentre a Sluderno Castel Coira è ancora abitato (soprattutto d’estate) dai conti Trapp, proprietari dal 1503. Se vedete sventolare sulla porta d’accesso la grande bandiera con lo stemma di famiglia, il conte è in casa! Costruito nel 1253, potete ammirare il lungo cortile interno con l’interessante fontana mentre, con visita guidata, vi inoltrerete nei meandri, tra loggiati in fiore e la ricca collezione di armi ed armature, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.


Le rovine di Castel Lichtenberg

L'interno di Castel Coira

Malles, 1050 metri d’altezza, è il capoluogo dell’alta Val Venosta e il punto d’arrivo della linea ferroviaria: dopo di lei, solo il lago di Resia e il confine austriaco. In paese non perdete la torre Froehlich, risalente al 1247 e costruita su una vecchia fortificazione romana. Alta 33 metri e visitabile (a pagamento) con i suoi 164 gradini, è quel che resta di un castello medievale di cui riporta tutto intorno dei brevi tratti di mura. Curioso il fatto che, appoggiati a queste, abbiano permesso la costruzione di tetti in plexiglass e mattoni per la copertura di capanne contadine e mezzi agricoli...



Due immagini della torre di Malles


Siamo quasi giunti alla fine del nostro percorso. A Malles la nostra strada si biforca: a dritto, l’abitato di Burgusio, il lago di Resia e l’Austria; ad ovest tocchiamo Glorenza e, dopo una decina di chilometri, anche il confine svizzero. Il piccolo abitato di Burgusio è famoso per Castel Fustenburg, edificio della fine del XIII secolo, attualmente sede di una scuola e per questo visitabile solo con guida, e l’abbazia di Monte Maria, anch’essa del XIII secolo, la chiesa benedettina più alta d’Europa. 

Veduta interna di Castel Fustenburg

Curiosa la storia del lago di Resia, conosciuto in tutto il mondo come “il campanile che sbuca dall’acqua”. Fino agli ’50 del secolo scorso, là sotto esisteva il piccolo paese di Curon. Poi arrivò il progresso e, con questo, l’idea di costruire una centrale idroelettrica sfruttando al centimetro le misure della conca dove l’abitato era situato. Vi furono grandi proteste – soprattutto da parte del parroco – ma alla fine prevalse l’interesse pubblico (ed economico) e i già pochi abitanti furono evacuati.


A ovest di Malles trovate, invece, dapprima il piccolo abitato di Laudes, con la curiosa chiesa cinquecentesca di S. Leonardo, le cui mura sovrastano anche la carreggiata stradale, e soprattutto la gotica città fortificata di Glorenza. Ottocento abitanti appena, è uno dei pochi centri in Italia a conservare intatte le mura rinascimentali, con i suoi quattro bastioni angolari, le tre porte d’accesso, il camminamento di ronda. Dopo averla visitata e ammirata di giorno, vi consiglio di farlo anche di notte, passando sotto i portici nel silenzio assoluto di un’atmosfera magica e quasi sinistra… 




Glorenza: le mura di cinta, una porta d'ingresso, i portici


Il successivo abitato di Taufers è l’ultimo avamposto prima del confine elvetico. Qui potete visitare la chiesa romanica del 1220 votata a S. Giovanni, con pitture paretali interne ed esterne ben conservate, e inerpicarvi lunga la strada dei masi per visitare le rovine dei castelli duecenteschi Rotund (quello sopra) e Reichenberg (sotto). Ancora una manciata di chilometri e sarete in Svizzera, dove vi consiglio di fermarvi al primo paese, Mustair, e godere del convento di S. Giovanni con i suoi affreschi murali carolingi dell’800, fatti dipingere niente meno che da Carlo Magno. Per questo, la struttura è patrimonio Unesco dal 1983.


La chiesa di S.Giovanni

Un salto in Svizzera
Una volta in Val Venosta, non potete esimervi da fare un salto in Austria e Svizzera, fosse solo per un pieno di benzina che qui costa ancora tra 1,50 e 1,60 euro al litro (da noi questa estate sfiora i 2 euro). Se per la prima basta oltrepassare di una manciata di chilometri “il lago col campanile” e giungere facilmente al Passo Resia, molto più affascinante e impervio è il percorso per la Svizzera, per la quale vi suggerisco di utilizzare il Passo dello Stelvio.
All’andata proseguite lungo la SS 38, oltrepassando Prato allo Stelvio (dove potete prenotare una visita ai 134.620 ettari del Parco Nazionale, istituito nel 1935) e la deviazione per Solda (dove ogni agosto potete sorseggiare un caffè corretto allo spread, in compagnia della villeggiante vip, la cancelliera Angela Merkel) fino a Trafoi. Da qui, innanzi al turista un dislivello di quasi 1800 metri, colmabile in 48 comodi tornanti! Situato a un’altezza di 2760 metri, il Passo dello Stelvio fu creato nel 1822 per unire più “velocemente” Val Venosta e Valtellina, presente dall’altro lato col comune di Bormio.


Un'immagine dall'alto sui tornanti lungo lo Stelvio

Prima di scendere dal lato opposto, vi consiglio di sostare qualche ora per una vera abbronzatura da montagna, gustare piatti a base di cervo, toccare spizzichi di neve o viverla a pieno, prendendo la funivia che sale fino a 3450 metri dove, anche in piena estate, è possibile sciare. Non avete sci e scarponi? Nessun problema: qui il noleggio è aperto 365 giorni l’anno!

Il viaggio proseguirà scendendo verso Bormio e deviando verso la Confederazione Elvetica, fino a giungere al già citato paese di Mustair. Alla frontiera, dopo il pieno di carburante, fate un salto nel market e tuffatevi su tutti i prodotti Ovomaltina introvabili in Italia: cioccolata a quadretti, cioccolatini, barrette e pure la polvere granulosa per bevande a base di latte freddo! D’altronde qui la cioccolata è di casa.


Mustair, convento di S.Giovanni


Tutte le foto pubblicate a corredo di questo articolo sono a cura dell'autore.


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