Devo confessarvelo: frequento San
Candido e la Val Pusteria dall’estate del ’74 ma, pur ritenendo l’Alto Adige la
mia seconda heimat, non ero mai stato – per vari motivi che non sto qui
a spiegare – alle Tre Cime di Lavaredo. Gap che ho finalmente colmato in questo
mese di agosto.
Per chi, come me, si trova a
dovervi andare per la prima volta, diventa quasi scontato fare una ricerca su
internet per individuare il percorso più bello (ma anche più comodo) per
prodursi nell’agognata ascesa. Spero quindi, col mio blog, di essere d’aiuto a
tutti i neofiti. Considerate infatti che i principali punti di partenza situati
a valle nella Pusteria, Fiscalina o Landro oscillano tra i 1200 e i 1500
metri d’altezza (1750 il lago di Misurina, ma siamo già in Cadore) e che le
mete d’arrivo, ovvero i rifugi Auronzo a sud-ovest e Locatelli a nord-est,
stazionano rispettivamente a quota 2300 e 2400 metri.
Come affrontare quindi il non
semplice dislivello? Beh, certamente se siete escursionisti già rodati non
avete che l’imbarazzo della scelta e in
alcune ore (es. 3 e ½ dal parcheggio a fine strada della Fiscalina con arrivo
al rifugio Locatelli) godrete dello splendido privilegio dei cucuzzoli che
lenti e meravigliosi si apriranno davanti ai vostri occhi (un po’ come accade
alle ultime curve prima di entrare in Urbino con l’incomparabile mole del
Palazzo Ducale). Lo svantaggio? Considerato il tempo per una sosta e quello per
la successiva discesa, non credo abbiate voglia o energia per produrvi in uno
dei percorsi intorno alle montagne incantate, tra laghi alpini,
strapiombi mozzafiato e grotte scavate nella roccia.
L’alternativa è naturalmente
spostare in alto il campo base, utilizzando mezzi propri o pubblici per
giungere sul lato sud-ovest delle Tre Cime, ovvero il mega parcheggio presso il
rifugio Auronzo. Opzione scelta anche dal sottoscritto col suo compagno
d’avventura. Da qui numerose le possibilità che ogni escursionista ha davanti.
Se avete optato per il pullman (il biglietto a/r da Dobbiaco costa 14 euro
ed è acquistabile a bordo) davanti a voi la doppia scelta di un ritorno comodo
sul sedile o di quello ramingo verso la vostra meta di vacanza (ma anche
altrove, riprendendo la corriera da qualche fermata intermedia o esibendovi in
un professionale hitch-hike). Se avete invece optato per l’auto propria,
oltre a essere vincolati a questa dovete anche mettere in conto il pedaggio
di 24 euro per l’ultimo tratto di strada prima del parcheggio (gratuito)
sotto l’Auronzo. Spesa ovviamente ammortizzabile se siete almeno 2 compagni di
cordata (o di merenda) e che vi darà la possibilità di ricevere in omaggio
un’aggiornata mappa con gli interessanti percorsi di nordic walking.
Flora alpina sulle Tre Cime: in primo piano il CARDO SELVATICO
Una volta raggiunti i due rifugi
(Auronzo o Locatelli che siano), molteplici sono ancora una volta le opzioni
possibili. Limitandosi all’area strettamente intorno alle Tre Cime, il percorso
che non potete perdervi per nulla al mondo è quello che circumnaviga le
montagne (indicato sulla mappa sottostante col colore VIOLA) e che, sul
lato nord, potete effettuare dal “basso” o duecento metri più in alto, sospesi
tra il ghiaione e le pareti verticali. Il livello di difficoltà è comunque
sempre minimo e ho potuto vedere a fianco a me sia bambini di 5 anni che anziani
con cani al guinzaglio. Questo circuito vi permetterà di scoprire la flora
alpina (dal cardo selvatico alla genziana, dal papavero alpino alla mitica edelweiss),
la fauna (dal gracchio alla marmotta, dal camoscio alle aquile), osservare la
sorgente del fiume Rienza, i tre laghi di Lavaredo e produrvi in fuori pista
tra prati, ruscelli e pascoli. Il tempo di percorrenza complessivo, dal rifugio
Auronzo al rifugio Lavaredo (lato sud delle montagne), poi rifugio Locatelli e
ritorno all’Auronzo lungo il lato nord, è dato in 3 ore ½.
L’alternativa è il giro del
Monte Paterno che prevede due opzioni: una facile e l’altra solo per
esperti. La prima (percorso ARANCIONE nella mappa sopra), dopo la partenza dal
rifugio Lavaredo e il pit stop al Locatelli e ai laghi dei Piani, si allarga
fino al rifugio Pian di Cengia (con eventuale deviazione al Comici, sospeso tra
la Cima 11 e 12) con ritorno al Lavaredo. La seconda (percorso CELESTE) ha in
comune l’andata dal Lavaredo al Locatelli, ma il ritorno tramite angusti
passaggi tra gallerie scavate nella roccia e tratti protetti solo da corde
metalliche, pertanto affrontabile con torce elettriche individuali,
attrezzatura da ferrata e assenza di claustrofobia e vertigini. Il primo iter
ha un livello di difficoltà minimo ma una durata di circa 4 ore ½, il secondo
si “limita” a 3 ore.
Per scendere fino a valle, liberi
da auto e altri condizionamenti, ancora molteplici sono le possibilità a
seconda del versante prescelto. Dal rifugio Locatelli, attraverso il sentiero 102
verso est (anche CICLABILE) si giunge in Val Fiscalina e da lì a Sesto-Moso. Il
medesimo sentiero (altrettanto CICLABILE) se imboccato dalla parta opposta
(verso ovest) conduce al lago di Landro sulla Statale che collega Dobbiaco a
Cortina. Altre possibilità dal Locatelli sono imboccare il sentiero 101-103
verso sud (CICLABILE solo la seconda parte) con arrivo a Giralba e Auronzo di
Cadore, oppure prendere il 105 verso nord per terminare in 2 ore al rifugio Tre
Scarceri e di lì a San Candido tramite sentiero a valle (Campo di Dentro) o a
monte (dalla Piccola Rocca Baranci). Non mancano ovviamente numerose altre
possibilità per scendere dal rifugio Auronzo fino al lago di Misurina, lungo la
strada che conduce ad Auronzo di Cadore.
Pascoli intorno a uno dei tre laghi di Lavaredo
Per terminare, un paio di
curiosità storiche sulle Tre Cime di Lavaredo. Il picchio più alto (ovvero
quello posizionato al centro, 2999 metri) è stato scalato la prima volta nel
1869 dall’escursionista viennese Paul Grohman. Durante la Prima Guerra
Mondiale, infine, queste montagne sono state teatro di sanguinose battaglie e
alcuni resti di acquartieramenti sono tuttora visibili.
P.S. Un ultimo consiglio: cercate di non intraprendere la gita in una giornata con troppe nubi. Come potete infatti vedere dalle foto qui pubblicate (tutte a opera del sottoscritto) la nebbia potrebbe ostacolare la visione completa delle montagne con relativo giramento...di testa!