giovedì 23 agosto 2012

LA “WEINSTRASSE”: STORIA, NATURA E…TANTO VINO


La “Weinstrasse” (o “strada del vino) è la via di comunicazione che, tra silenziose vigne, meleti e castelli, collega il comune di S. Michele all’Adige (TN) con Appiano (BZ) e, con questi, centinaia di anni di storia, cultura ed enogastronomia. La strada, da vivere nel modo più lento, rilassante e curioso possibile, s’insinua lungo la SP 90 e SP 14 toccando, nei suoi 30 km scarsi, paesi quali Caldaro e Termeno. Giungervi è molto facile. Consiglio di prendervi due giorni, possibilmente non oltre il sabato (la domenica le aziende vinicole sono tutte chiuse), e imboccare la A22 Modena-Brennero uscendo, appunto, a S. Michele all’Adige, subito dopo Trento; tempi di percorrenza 2.30-3 ore da Firenze, la mia città.



Il nostro tour enologico inizia a 2 km da qui, a Mezzolombardo, nella piana Rotaliana, madre del rosso Teroldego, corposo e fruttato, dove l’azienda principe è la "Cantina Rotaliana". Immancabile l’acquisto di un paio di bottiglie, non necessariamente Riserva.
La seconda tappa, una delle più succose, è Termeno, paese che, per i suoi prodotti enologici, sta diventando meta turistica molto affermata, tanto da essersi guadagnato sul campo, da pochi anni, la presenza a caratteri cubitali sul nuovo cartello di uscita autostradale, divenuto “Egna-Ora-Termeno”. Qui, nella patria indiscussa del Gewurztraminer altoatesino (il nome tedesco di Termeno è, per l’appunto, Tramin), la cantina regina è la pluridecorata e omonima "Tramin", che ha da poco inaugurato un punto vendita molto più grande e degno di un film di fantascienza. L’azienda propone nettari per ogni gusto e portafoglio (dai 7 ai 20 euro delle selezioni) e potete andare sul sicuro acquistando i principali bianchi Muller Thurgau, Traminer, Pinot Grigio, Pinot Bianco e le selezioni Montan, Nussbaumer, Stoan, Loan. Personalmente lascerei più in disparte i vini rossi.
Termeno è anche sede di alcune delle principali distillerie altoatesine, quali la "Rohner" (impedibile la grappa secca Gold) e la "Psenner" , i marchi più noti insieme a "Pircher" e “Walcher”. In tutte queste aziende segnalate sinora (e nelle prossime) troverete competenza, disponibilità e potrete fare assaggi gratuiti di quasi ogni nettare. Va da sé che, per una forma di galateo e di rispetto, è buona norma acquistare almeno una bottiglia o convergere sin da subito verso le numerose enoteche-bar se lo scopo del viaggio non è la “degustazione” ma la mera ciucca individuale o collettiva.


L'inteno della panoramica cantina Tramin

A 3 km da Termeno, Caldaro è la località che vi propongo per un comodo pranzo scaccia tossine, dopo il viaggio e le prime bevute. Qui effettuate una veloce puntata alle cantine “Kaltern Kellerei” (interessanti il rosso leggero Kaltern See, lo Chardonnay base e il Gewurztraminer superiore Campaner) e all’adiacente "Erste & Neue" (per uno Chardonnay o un Pinot Grigio) e subito dopo recatevi al ristorante Hernnhof (via Stazione), situato all’interno di un castello ristrutturato ma dal fascino antico. Nel menù, piatti di cucina italiana e tirolese. Se invece preferite un pasto più veloce e fatto in casa, subito sopra Caldaro, in località St. Nikolaus, di fianco al capolinea del pullman, Hermann e Margit Luggin vi aspettano nella loro casa-taverna-enoteca Steffelehof, con piatti caldi e freddi della tradizione, verdure del proprio orto e vini bianchi e rossi di loro produzione, ottenuti da selezioni di uve locali. Prima di salutare Caldaro, se in estate, non disdegnate un tuffo nel famoso lago dotato anche di stabilimento balneare con tutti i comfort.



Il comune successivo è quello di Appiano - il mio preferito - dove svolgerete la maggior parte del “lavoro” culturale ed enologico. Questo è costituito da alcune piccole frazioni (S. Michele, S. Paolo, Pigeno, Monte, Cornaiano, Frangarto, Pianizza) ed è il comune italiano col maggior numero di castelli presenti su territorio: circa 180 per non più di 10.000 abitanti! E, cosa ancor più interessante, alcuni si sono trasformati in alberghi o B&B, offrendo romantici e affascinanti soggiorni. Il capoluogo del comune è S. Michele dove, sopra la grossa rotonda sulla Weinstrasse, ha sede l’omonima casa enologica "St. Michael Eppan", una delle più premiate e decantate. Tra i rossi vi consiglio di gustare (ed acquistare) una bottiglia del corposo Legrein – da poche altre parti lo troverete buono così! – e il Cabernet; tra i bianchi, oltre ai classici, ottimo il Pinot Bianco, il Moscato secco (o Goldmuskateller) e l’ottimo Riesling Montiggler. Eccellente la linea superiore St. Valentin.

Uno sguardo sulla vallata da Monte

Azienda meno nota ma altrettanto valida è la “Brigl”, di cui vi suggerisco di sperimentare il Cabernet, il Pinot Grigio e l’ottimo Sauvignon. A un tiro di schioppo dal paese, nelle sovrastanti piccole frazioni di Berg/Monte e Pigeno, non perdete la distilleria "Walcher"  (con le grappe di Gewurztraminer e Moscato) e l’azienda “Stroblhof”, l’unica a vendere direttamente dentro il proprio hotel-ristorante i tre vini di produzione: un rosso e i due superbi Sauvignon e Pinot Bianco. Altre cantine presenti nel piccolo comune sono la “H. Lun” a Frangarto (da provare il Goldmuskateller), la “Lanzelin” a Cornaiano (interessante il Pinot Nero) e la “St. Pauls” a S. Paolo.



Visto che probabilmente le forze saranno al limite e le visioni multiple, Appiano è anche il luogo dove trascorrere almeno una notte. Le possibilità non mancano, come l’albergo Cavallino Bianco, nel centro di S. Michele, in un vecchio palazzo signorile del ‘600. Ma, se fossi in voi, prenoterei una doppia in qualche castello di Monte o Pigeno, come al Pashbach - il mio preferito - oppure presso Englar, Tschindlhof, Aichberg, per la modica spesa di 100-120 euro a stanza, prima colazione inclusa. Più costoso e moderno Castel Korb mentre, se per soggiorni più lunghi volete prenotare direttamente un appartamento, l’occasione giusta è Castel Warth. Maggiori informazioni su www.eppan.com. Qualsiasi sia la soluzione scelta, al mattino cercate di dedicare almeno un paio d’ore o ad una gita intorno ai due laghi di Monticolo o a una passeggiata tra Pigeno, Monte e S. Michele, lasciandovi affascinare dagli altri manieri, il verde, le vigne, il silenzio.


L'ingresso di Castel Paschbach

Sazi di caffellatte, strudel, pane nero, burro di malga, mieli e marmellate di montagna e aria buona, rimontate in macchina e proseguite sulla Provinciale fino alle porte di Bolzano, fermandovi subito in periferia presso il quartiere Gries, adiacente l'ospedale. Qui, in un vecchio convento medievale ancora abitato dai frati, è prodotto il miglior Lagrein altoatesino, quello della "Muri-Gries". Poco lontano, anche la sede della “Cantina produttori Bolzano”. Se decidete di fare una visita alla città, magari nel corso della pausa pranzo – personalmente sono però più innamorato della vicina Merano – non dimenticate che in piazza Walther è presente l’unico Sacher Shop italiano!
Da Bolzano, rimontate sulla A22 in direzione nord e uscite alla successiva Chiusa dove, sulla parallela SS 12 (Brennero-Abetone, sic!), trovate la pluripremiata "Eisacktaler", con i suoi superbi bianchi Muller Thurgau, Gewurztraminer e soprattutto il Kerner.
Se avete ancora tempo e voglia di bere per poi guidare fino a casa, tornando indietro, da Bolzano imboccate la SS 38 in direzione Merano e uscite a Terlano per indirizzarvi presso la “Terlan” che, nel medesimo punto vendita, gestisce anche i prodotti dell’azienda “Andrian” (Andriano) recentemente acquistata. Per andare sul sicuro, senza ulteriori degustazioni, acquistate almeno una bottiglia di Terlaner, una cuvee di Pinot Bianco, Chardonnay e Sauvignon Blanc.



Qui il nostro wine tour si esaurisce, ma prima di riaffrontare l'autostrada, consiglio un esame di autocoscienza e almeno una full immersion in pane nero, acqua, wurstel e canederli! Una postilla sulle grappe: oltre a quelle di etichetta, provate anche le "artigianali" a base di erbe di montagna (ruta, genziana, menta piperita, pino mugo, etc.) in vendita presso i masi di produzione o market specializzati. Il mio maso preferito è il Kraeuterhof a Montevila-Brunico, con oltre 20 distillati al suo attivo. Da da qui è un po' fuori mano, ma magari ve ne parlerò in uno dei prossimi interventi.


Le foto che vedete pubblicate sono tratte dal web o a cura dell'autore.


IN VIAGGIO LUNGO I CASTELLI DELLA VAL VENOSTA (E LA VIA CLAUDIA AUGUSTA)


Volentieri riceviamo e pubblichiamo
M


Dopo 40 anni di ininterrotte vacanze in Val Pusteria, soprattutto l’Alta Pusteria, la parte che va da Brunico a San Candido, trasferirmi quest’estate in Val Venosta è stato come per un toscano – mi perdonino gli altoatesini il paragone un po’ forzato – passare dall’Argentario alla Versilia. Nessuna questione di qualità della vita, accoglienza o costi, quanto di paesaggio: così simile eppur così diverso.

Al turista che dalla splendida Merano (circa 300 metri s.l.m.) s’inerpica lungo la SS 38 (e poi SS 40), fino a toccare le zone più rappresentative della Val Venosta (Sluderno, Malles, Glorenza, tutte intorno ai 1000 metri), viene spontaneo guardarsi intorno e cercare le montagne, le splendide rocce delle Dolomiti illuminate dal sole, oppure gli sterminati e pianeggianti prati in fiore, compresi tra boschi e strada, dove correre liberi ringraziando il buon Dio del paradiso creato. Qui, invece, le montagne sono sostituite da alte piramidi di alberi e i prati sono molto più ripidi, stretti, poco accessibili o sostituiti dai celebrati meleti. Un paesaggio e un’atmosfera altrettanto affascinante, rilassante ma completamente diversa – sembra impossibile – da quella dell’altra vallata distante, in linea d’aria, meno di 100 km. Sarà un caso ma in queste zone il turismo famigliare italiano è meno presente e più legato ad incursioni “mordi e fuggi”.


Un'immagine della verde Val Venosta

Se siete, invece, amanti di storia e cultura, questo è senza dubbio il posto che fa per voi, ricco di castelli, torri e splendide chiese medievali. Lungo la vallata, sin dall’antichità, sono transitate milioni di persone, grazie a una delle vie consolari che collegava l’Italia all’estremo confine dell’impero Romano, nell’attuale Germania. Per questo, lungo il percorso che corrisponde più o meno alla Strada Statale 38 e poi 40, non è raro trovare imponenti manieri utilizzati come bastioni difensivi o barriere doganali.

- La via Claudia Augusta -

La via Claudia Augusta era un’antica strada consolare romana che dalle pianure del Po e dall’Adriatico, seguendo la valle dell'Adige, univa Tridentum (Trento), Pons Drusi (Bolzano), Maia (Merano), per poi attraversare le Alpi al Passo Resia e terminare il suo lungo percorso poco oltre Augusta Vindelicorum (Augsburg), in una località sul Danubio vicino all'odierna Donauwörth, in Baviera. Tutto ebbe inizio nel 15 a.C., quando il generale romano Druso Maggiore, figlio adottivo di Augusto, decise di aprire un valico nelle Alpi nel corso delle campagne militari in Rezia-Vindelicia e nel Norico, l'attuale Austria. L'immane opera viaria venne conclusa solo 60 anni dopo, nel 46-47 d.C. dal figlio di Druso, l'imperatore Claudio (41-54 d.C.). Le fonti sono due cippi miliari trovati l'uno a Rablà di Parcines, vicino a Merano, l'altro a Cesiomaggiore (Belluno), che hanno aperto un lungo dibattito nel mondo accademico. Se, infatti, entrambi parlano dell’identica località d'arrivo, si differenziano su quella di partenza, indicando il primo l'odierna Ostiglia, nei pressi del Po, il secondo la località portuale di Altino, vicino a Venezia. Pur con molti punti e questioni ancora aperti, pressoché unanime è stato il parere degli storici nell'indicare quindi, nei pressi di Trento, una biforcazione dell’arteria: un ramo verso il vicus di Hostilia (Ostiglia), passando da Verona, ove incrociava l’importantissima Via Postumia; l’altro, lungo il Piave, il municipium di Feltria (Feltre) e la Valsugana, giungeva fino ad Altinum (Altino) che tra il I sec. a.C. ed il I d.C. era una delle città più prospere e ricche dell'alto Adriatico, in quanto punto centrale delle rotte di navigazione tra l'Istria, Aquileia e Ravenna.  Lungo la Via Claudia Augusta confluivano altre importanti strade che costituirono un complesso sistema viario in grado di mettere in comunicazione il nord Italia con i paesi d'oltralpe, unendo popoli, usi e tradizioni. Trattasi, ad esempio, della Via Annia (Adria-Aquileia), la Via Popilia (Altino-Rimini), la Via Aurelia (tratto Padova-Feltre) e la Via Postumia (Genova-Aquileia).



Con la fine dei conflitti e l’Europa finalmente unita, la Via Claudia Augusta è diventata un ponte che unisce e mescola culture, un percorso-simbolo che attraversa tre nazioni dall’enorme varietà di paesaggi e tradizioni, bellezze d’arte e specialità enogastronomiche. Se il maniero di Castelbello, tra Merano e Malles, ha istituito una mostra fotografica storico-archeologica permanente, molti sono i ristoranti lungo l’intero percorso che ripropongono piatti culinari dell’antica tradizione romana, naturalmente rivisti e modernizzati. Per l’elenco completo consiglio di visitare il sito www.viaclaudia.org.

- I castelli della Val Venosta -
Il mio primo consiglio è quello di iniziare il vostro percorso da Merano. Qui potreste prendere il trenino che silenziosamente conduce sino alle pendici di Malles, attraversando gli splendidi meleti o costeggiando un Adige ancora imberbe. Ma poiché dovreste scendere in quasi tutte le stazioni, meglio “accontentarsi” della propria auto o moto, trascorrere a Merano mezza giornata e poi indirizzarsi verso nord, magari fermandosi a dormire nel posto che più vi affascina.


La ferrovia lungo la Val Venosta

Merano la preferisco senz’altro al capoluogo Bolzano. Se quest’ultima è una città più nuova e meno propensa a guardare indietro al suo passato, all’interno della prima convivono perfettamente modernità e storia, servizi e castelli, shopping e cultura. Il piccolo centro storico di Merano vi accoglie in tutto il suo naturale mix: eleganti piazze pedonali cariche di fiori multicolori simili a cartoline di lungomari in stile liberty, la via Portici fitta di negozi alla moda (e splendide commesse!), ma anche chiese, castelli e la curiosa seggiovia che collega questa parte di città al sovrastante paese Tirol col suo ricco maniero. Il tutto quasi immerso in meleti e soprattutto vigneti che producono ottimi Legrein, Pinot e Traminer aromatici. Una volta percorsa via Portici, sbucate in piazza Duomo con l’imponente duomo di San Niccolò e il battistero di S. Barbara mentre, proseguendo attraverso la medievale porta Passiria, non potete perdere la romantica passeggiata lungo il fiume Passirio, accompagnati da numerosi esemplari di fiori e piante, fino a giungere a Castel S. Zeno. Sullo sfondo, i vari altri manieri intorno al centro storico, come Castel Tirolo e Castel Fontana (nella citata frazione Tirolo) o ancora Labers, Planta, Rametz, Gatto, Winkel e soprattutto Scena e Trauttmansdorff, con i suoi fantastici giardini in fiore, da visitare assolutamente! Rientrando in centro, passate attraverso porta Bolzano e circumnavigate l’austero Castello Principesco che, inserito quasi per caso tra case e alberghi, ospitò gli imperatori d’Austria Massimilano I e Ferdinando I.


Una delle porte d'ingresso

Subito dopo Merano, imboccando la tangenziale/statale 38 in direzione nord, il primo paese che s’incontra è Forst/Foresta, sede dell’omonimo birrificio e di un maniero risalente al XIII secolo. Il piccolo paese di Naturno è invece ben difeso dall’alto da ben due fortificazioni, una per ogni lato della valle: a sinistra l’omonimo Castel Naturno, attualmente adibito ad albergo, a destra, invece, Castel Taranto. Superato il paese, trovate sulla destra la deviazione per la Val Senales; se decidete di fare un breve fuoriprogramma, potete visitare Castel Juval, maniero del XII secolo, dal 1983 di proprietà del grande scalatore Reinhold Messner che, filantropo e grande amante del proprio territorio, ne ha fatto un museo aperto a tutti, così come per altre strutture fortificate in questa provincia.

Tornando sulla SS 38, se anche nei pressi di Colsano è presente un’antica rocca, la prima fortificazione facilmente accessibile, e che vale la pena di visitare, è a Castelbello, con l’omonima struttura. Costruita nel 1238 e passata allo Stato nel 1949, con la morte dell’ultimo proprietario, è sede di una mostra permanente (e gratuita) sulla via Claudia Augusta. Se, oltre alla mostra e il cortile con portici e ballatoio, volete visitare anche gli interni, ad esempio la cappella privata, dovete appoggiarvi alla visita guidata che parte quasi ogni ora. 



Due immagini di Castelbello

In una spianata sopra Coldrano, si staglia la mole del duecentesco Castel S. Anna mentre, all’interno del paese, vi è l’omonimo maniero del 1475, costruito su una ex fortificazione romana. Interamente conservato, affascinante con le sue mura e le quattro torri di guardia, è sede di un centro culturale giovanile e di una scuola di musica, pertanto visitabile solo il giovedì e con guida. Gli altri giorni offre solo il piccolo cortile interno o il grande prato dentro le mura, dove sorseggiare una birra al seminascosto bar.


Castel Coldrano

Se anche Vezzano può fregiarsi di una fortificazione nelle sue vicinanze, l’abitato di Morter ne dispone di ben due: il vecchio e malconcio Castel Obermontani, costruito nel 1228 e all’interno del quale fu trovato il manoscritto del Canto dei Nibelunghi (attualmente nell’Archivio di Stato a Berlino) e i resti di una vecchia torre abbandonata, attraversato l’Adige nei pressi del campo sportivo. A Silandro potete invece buttare un occhio al secentesco Castel Schlandemburg, attualmente sede di uffici e di una biblioteca provinciale, e alla chiesetta medievale di S. Maria Assunta.

Rientrando sulla Statale (o, se preferite, la vecchia Via Claudia Augusta), nei pressi di Lasa vi salterà agli occhi un campanile che, come un grosso fungo, viene su da un verde colle. Appartiene alla chiesa di S. Sisinio, tra i più antichi edifici religiosi della Val Venosta (datato intorno al X secolo), circondata da mura semicadenti e visitabile solo in orari predefiniti. Poco fuori dal silenzioso centro del paese, presenti le rovine di un vecchio ponte sull’Adige, presumibilmente di epoca romana.



Il vecchio ponte e la chiesa di Lasa

Proseguendo verso nord, a Montechiaro incombono dall’alto le affascinanti e visitabili rovine di Castel Lichtenberg mentre a Sluderno Castel Coira è ancora abitato (soprattutto d’estate) dai conti Trapp, proprietari dal 1503. Se vedete sventolare sulla porta d’accesso la grande bandiera con lo stemma di famiglia, il conte è in casa! Costruito nel 1253, potete ammirare il lungo cortile interno con l’interessante fontana mentre, con visita guidata, vi inoltrerete nei meandri, tra loggiati in fiore e la ricca collezione di armi ed armature, conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo.


Le rovine di Castel Lichtenberg

L'interno di Castel Coira

Malles, 1050 metri d’altezza, è il capoluogo dell’alta Val Venosta e il punto d’arrivo della linea ferroviaria: dopo di lei, solo il lago di Resia e il confine austriaco. In paese non perdete la torre Froehlich, risalente al 1247 e costruita su una vecchia fortificazione romana. Alta 33 metri e visitabile (a pagamento) con i suoi 164 gradini, è quel che resta di un castello medievale di cui riporta tutto intorno dei brevi tratti di mura. Curioso il fatto che, appoggiati a queste, abbiano permesso la costruzione di tetti in plexiglass e mattoni per la copertura di capanne contadine e mezzi agricoli...



Due immagini della torre di Malles


Siamo quasi giunti alla fine del nostro percorso. A Malles la nostra strada si biforca: a dritto, l’abitato di Burgusio, il lago di Resia e l’Austria; ad ovest tocchiamo Glorenza e, dopo una decina di chilometri, anche il confine svizzero. Il piccolo abitato di Burgusio è famoso per Castel Fustenburg, edificio della fine del XIII secolo, attualmente sede di una scuola e per questo visitabile solo con guida, e l’abbazia di Monte Maria, anch’essa del XIII secolo, la chiesa benedettina più alta d’Europa. 

Veduta interna di Castel Fustenburg

Curiosa la storia del lago di Resia, conosciuto in tutto il mondo come “il campanile che sbuca dall’acqua”. Fino agli ’50 del secolo scorso, là sotto esisteva il piccolo paese di Curon. Poi arrivò il progresso e, con questo, l’idea di costruire una centrale idroelettrica sfruttando al centimetro le misure della conca dove l’abitato era situato. Vi furono grandi proteste – soprattutto da parte del parroco – ma alla fine prevalse l’interesse pubblico (ed economico) e i già pochi abitanti furono evacuati.


A ovest di Malles trovate, invece, dapprima il piccolo abitato di Laudes, con la curiosa chiesa cinquecentesca di S. Leonardo, le cui mura sovrastano anche la carreggiata stradale, e soprattutto la gotica città fortificata di Glorenza. Ottocento abitanti appena, è uno dei pochi centri in Italia a conservare intatte le mura rinascimentali, con i suoi quattro bastioni angolari, le tre porte d’accesso, il camminamento di ronda. Dopo averla visitata e ammirata di giorno, vi consiglio di farlo anche di notte, passando sotto i portici nel silenzio assoluto di un’atmosfera magica e quasi sinistra… 




Glorenza: le mura di cinta, una porta d'ingresso, i portici


Il successivo abitato di Taufers è l’ultimo avamposto prima del confine elvetico. Qui potete visitare la chiesa romanica del 1220 votata a S. Giovanni, con pitture paretali interne ed esterne ben conservate, e inerpicarvi lunga la strada dei masi per visitare le rovine dei castelli duecenteschi Rotund (quello sopra) e Reichenberg (sotto). Ancora una manciata di chilometri e sarete in Svizzera, dove vi consiglio di fermarvi al primo paese, Mustair, e godere del convento di S. Giovanni con i suoi affreschi murali carolingi dell’800, fatti dipingere niente meno che da Carlo Magno. Per questo, la struttura è patrimonio Unesco dal 1983.


La chiesa di S.Giovanni

Un salto in Svizzera
Una volta in Val Venosta, non potete esimervi da fare un salto in Austria e Svizzera, fosse solo per un pieno di benzina che qui costa ancora tra 1,50 e 1,60 euro al litro (da noi questa estate sfiora i 2 euro). Se per la prima basta oltrepassare di una manciata di chilometri “il lago col campanile” e giungere facilmente al Passo Resia, molto più affascinante e impervio è il percorso per la Svizzera, per la quale vi suggerisco di utilizzare il Passo dello Stelvio.
All’andata proseguite lungo la SS 38, oltrepassando Prato allo Stelvio (dove potete prenotare una visita ai 134.620 ettari del Parco Nazionale, istituito nel 1935) e la deviazione per Solda (dove ogni agosto potete sorseggiare un caffè corretto allo spread, in compagnia della villeggiante vip, la cancelliera Angela Merkel) fino a Trafoi. Da qui, innanzi al turista un dislivello di quasi 1800 metri, colmabile in 48 comodi tornanti! Situato a un’altezza di 2760 metri, il Passo dello Stelvio fu creato nel 1822 per unire più “velocemente” Val Venosta e Valtellina, presente dall’altro lato col comune di Bormio.


Un'immagine dall'alto sui tornanti lungo lo Stelvio

Prima di scendere dal lato opposto, vi consiglio di sostare qualche ora per una vera abbronzatura da montagna, gustare piatti a base di cervo, toccare spizzichi di neve o viverla a pieno, prendendo la funivia che sale fino a 3450 metri dove, anche in piena estate, è possibile sciare. Non avete sci e scarponi? Nessun problema: qui il noleggio è aperto 365 giorni l’anno!

Il viaggio proseguirà scendendo verso Bormio e deviando verso la Confederazione Elvetica, fino a giungere al già citato paese di Mustair. Alla frontiera, dopo il pieno di carburante, fate un salto nel market e tuffatevi su tutti i prodotti Ovomaltina introvabili in Italia: cioccolata a quadretti, cioccolatini, barrette e pure la polvere granulosa per bevande a base di latte freddo! D’altronde qui la cioccolata è di casa.


Mustair, convento di S.Giovanni


Tutte le foto pubblicate a corredo di questo articolo sono a cura dell'autore.


domenica 19 agosto 2012

SPLENDE IL SOLE SULLE ISOLE DI CRES & LOSINJ

Volentieri riceviamo e pubblichiamo.
M


Le isole croate di Cherso e Lussino sono tra le più belle e verdi dell’arcipelago del Quarnaro. Nell'antichità erano unite e formavano l'isola di Apsyrtides (da Assirto, fratello di Medea, innamorata di Giasone che, secondo la leggenda, fu qui da lei ucciso e gettato in mare); poi i  Romani, per comodità di navigazione, decisero di scavare nel punto più stretto di congiunzione - a Osor - un canale di transito, separando di fatto l'isola. Arrivare in queste perle dell'Adriatico, a dispetto della cartina che le fa piccole e prossime, non è proprio dietro l’angolo. Bisogna, infatti, preventivare alcune ore di viaggio: ma d’altro canto, siamo o no in vacanza?



                                                                    - Il viaggio -

Esclusa categoricamente la nave, visto che non esiste un collegamento diretto da Ancona ma un change a Zara/Zadar dopo 7 ore di navigazione e con altrettante da compiere, se avete bisogno dei vostri mezzi di trasporto non resta che l’autostrada (catamarani partono, invece, da Venezia o Rimini). La difficoltà non consiste tanto nel giungere a Trieste e al confine sloveno (da Bologna, la mia città, sono circa 2 ore e mezza), né nel toccare la fine dell’Istria per l’imbarco, visto che il tragitto consta in un’altra ora/ora e mezza; quanto nell’aspettare il traghetto, sbarcare e rimettersi in marcia attraversando le isole, sperando poi di trovare aperti i ponti mobili di Osor (Cres) e Mali (Losinj) che permettono il traffico marittimo da una parte all’altra delle isole a orari predefiniti (le 9 e le 17 a Osor, 9 e 18 a Mali). Tempo di apertura? Indefinito, fino a che vi sono imbarcazioni in vista. Solitamente tra mezzora e un’ora. Quindi, in definitiva, che vi imbarchiate per Cres a Brestova (alla fine dell’Istria) o lo facciate da Valbiska (sull’isola di Krk), dovete comunque mettere in conto altre 3 ore per giungere a Mali Losinj, il punto – almeno per me – d’arrivo. In pratica lo stesso tempo che occorre da Bologna a Trieste ma facendo solo 100 km!

Il ponte mobile a Osor che collega le isole di Cres e Losinj

A parte la tempistica, come accennato sopra, due sono le possibilità di imbarco per Cres e quindi Losinj: o Brestova (indicazioni dal confine per Rijeka e poi Opatja) o Valbiska su Krk (indicazioni Rijeka e poi Krk), isola collegata alla terraferma tramite il ponte di Kralievica, lungo un centinaio di metri e per attraversare il quale si paga un pedaggio di 8 euro. Brestova è sicuramente il punto più diretto ma la compagnia di bandiera croata Jadrolinija mette a disposizione traghetti (ogni ora) non molto capienti per i mezzi di trasporto (circa 30-40 auto), cosicché non è raro rimanere incolonnati sotto il sole per 1-2 ore in attesa del proprio turno. Il punto di sbarco è Porozine: da qui a Osor, linea di confine tra Cres e Losinj, sono circa 65 km di strada panoramica con tratti da 40-50 km/h ed altri da 80-90/h.

Il piccolo porto-imbarco di Brestova

Il mio consiglio è però superare Fiume di 20 km, attraversare il ponte Kralievica e passare sull’isola di Krk; da qui seguire le indicazioni per Valbiska e imbarcarsi destinazione Merag. Il vantaggio? Si allunga certamente la strada di 25 km, con una spesa aggiuntiva di 8 euro...ma qui i traghetti sono più grandi ed è certamente minore il numero dei turisti, cosicché è quasi impossibile restare in attesa per ore. Costi e tempi di navigazione sono praticamente gli stessi da entrambi i lati: 25 minuti con una spesa di 18 kune a persona (circa 2.50 euro) e 115 kune per la macchina (15 euro).
Un’ultima avvertenza per il viaggio: sia il mini tratto autostradale croato che i traghetti possono essere pagati anche in euro; unico “inconveniente” il resto in kune che comunque potrete/dovrete spendere durante il soggiorno.

- Clima e soggiorno -
Così come l’Istria, anche queste isole del Quarnaro permettono una fantastica abbronzatura senza stress da caldo e insetti. Durante il giorno il clima è secco e ventilato, tanto da passare una giornata in spiaggia bevendo davvero poco, mentre la notte è talmente fresco non solo da tenere i condizionatori spenti, ma da dormire a volte con finestre chiuse e lenzuola al seguito.

Molte le possibilità di accomodamento: dal campeggio più spartano a quello ricco di confort; dalla camera con colazione all’appartamento o all’albergo extra lusso. In quasi tutte le località di mare è presente uno o più camping (Mali, Osor, Cres, Punta Kriza, etc.) e un’agenzia turistica pronta a offrirti tutte le soluzioni possibili. La regola è sempre quella: chi prima arriva (o prenota) meglio alloggia e alle condizioni qualità-prezzo migliori. I prezzi medi a persona per appartamento vanno dai 20 ai 25 euro al giorno ovunque, mentre i grossi alberghi sono situati in prevalenza a Mali Losinj nella zona di Cikat.

La nostra veranda con giardino privato a Mali

- Cosa vedere -

Oltre a un mare meraviglioso, Cres e Losinj possiedono anche altre bellezze che consiglio di visitare: da piccoli paesi da cartolina a monumenti storico-culturali. Lussino/Losinj è una piccola isola lunga circa 20 km e larga massimo 4-5, i cui centri maggiori sono Mali (il capoluogo), Veli e Nerezine. Mali (“piccolo”) è curiosamente il paese più grande, con 6500 abitanti, e anche il più turistico. Dal porto, si abbarbica brevemente sulla collina affacciandosi ad est e ovest dell’isola, in un punto in cui questa è davvero sottile. Oltre la chiesa medievale di S. Martino, lo struscio e lo shopping, approfittate anche per fare una romantica passeggiata nell’immensa pineta che domina dall’alto il paese verso la baia di Cikat, da cui si gode un meraviglioso tramonto. 

Veduta dall'alto di Mali

Due chilometri a sud, Veli (“grande”) è invece un piccolo e affascinante villaggio interamente pedonalizzato che si offre al visitatore con la bellissima chiesa barocca di S. Antonio e la medievale torre di guardia. A 10 km circa a nord di Mali, vi è la piccola Nerezine con venti-trenta case colorate, un porticciolo di acqua bassa e trasparente e l’attigua minuscola frazione di S. Giacomo che la guarda dall’alto.


Il piccolo porto di Nerezine

L’isola di Lussino è collegata con quella di Cres - come detto - tramite un piccolo ponte mobile in località Osor. Questo grazioso paese, di costruzione romana, è ancora lastricato come un tempo e conserva vecchi tratti di mura e il bellissimo Duomo del XV secolo. A 5 km a sud di Osor Punta Kriza è un piccolo paese di campagna con 5 case, una chiesa, cerbiatti che vivono a contatto con gli abitanti e un ristorante che ti accoglie col maialino perennemente sullo spiedo. Poco più avanti la strada termina con un campeggio e la sua spiaggia privata. 


Una strada lastricata di Osor

Verso nord incontriamo, invece, Valun, piccolo paese da fiaba in riva al mare – famoso soprattutto in Germania per essere teatro di una fiction teutonica – con un lungomare di 100 metri delimitato da due spiaggette in ghiaia, di cui una di proprietà del locale campeggio. Interessante la chiesa di S. Marco, con l’antica lapide in cui è incisa la prima iscrizione ritrovata in lingua paleo-slava. 




Due immagini di Valun

Sopra Valun, il piccolo borgo montano di Lubenice, a strapiombo sul mare, non offre né strade asfaltate né strutture ricettive ma solo dieci case, una chiesa ed il ristorante "Hibernicia" (dall'antico nome romano del villaggio) dove per 140 kune si può mangiare la famosa specialità dell’agnello cucinato alla “peka”, ovvero messo in una grossa pentola sulla brace. 



Ancora più a nord, vi è il capoluogo omonimo Cres che, oltre a Osor, è sicuramente il paese storicamente meglio conservato, con la porta-torre che collega il porto con gli stretti e antichi vicoli del centro, la torre di guardia nella parte alta e le case colorate tipiche dei villaggi di pescatori. Per tutti i golosi, specialità tipica di Cres è il miele di salvia che consiglio di provare e acquistare. Lungo la strada potete anche fermarvi a spiare il curioso ma prezioso lago Vrana che, con le sue acque dolci,  approvvigiona entrambe le isole.




Cres: la torre-orologio e un tipico vicolo


- Acquisti e ristoranti -

Cres e soprattutto Losinj sono due isole molto turistiche, quindi non pensate assolutamente di fare shopping a poco prezzo, immersi in un’atmosfera da ex Europa dell’est. Qui, d’altro canto, visto il clima mite presente per tutto l’anno, il turismo è cominciato molto presto, già verso la fine del 1800. Un po’ per questo e un po’ perché la zona è stata prima veneziana e poi italiana fino alla fine degli anni ’40, quasi tutti parlano o capiscono la nostra lingua. Attenzione quindi alle gaffes e a non approfittarsi della gentilezza altrui: essere italiani qui ha ancora un certo valore, addirittura più degli spread tedeschi o dei neo rubli della Gazprom.


Come invitano a Cres...

Consigli per lo shopping? Come accessori mare, ad esempio, ogni negozietto vi offrirà il proprio materiale (acquistato dal medesimo fornitore!) con prezzi che variano dalle 50 kune (7 euro) per le ciabattine da scoglio alle 120 per un boccaglio decente; dalle 90-100 per materassini da scoglio, alle 250-300 per una maschera accettabile. Trovate ovunque anche il kit maschera-boccaglio a 100 kune ma lasciatelo ai bimbi under 10. Come abbigliamento e accessori moda, molto carini ed estivi sono i negozi della linea croata “Aqua” che trovate praticamente ovunque. Per la spesa quotidiana, potete scegliere tra la Lidl, Konzum e i vari mini market. Personalmente scarterei la multinazionale (si trovano gli stessi prodotti dell’Italia ai medesimi prezzi) e i piccoli supermercati (poca scelta e prezzi non bassissimi) concentrandosi sul locale Konzum, con ampia scelta di vini e birre autoctone (il sottoscritto consiglia la Ouizjio rossa e la Karlovac) e pesce fresco o surgelato a buon prezzo (anche 2-3 euro per tranci di mezzo chilo).


I conti dei ristoranti non variano molto l’uno dall’altro, sia che si trovino lungo il porto o in zona meno frequentata dei paesi o delle isole. Un primo a base di pesce (pasta o riso) costa ovunque dalle 50 alle 80 kune (7-10 euro circa) e un secondo di pesce dai 9 ai 15 euro a seconda che sia, ad esempio, un abbondante piatto di calamari ai ferri o un ricco mix cucinato sulla brace. La qualità resta ovunque buona, almeno per la mia esperienza personale. Se vi trovate a cena a Mali Losinj e volete evitare il caos della passeggiata lungo il porto, consiglio “La lanterna” in zona Sv. Martin e soprattutto “Plivtice” in Jamina 12 (sopra il porto), a conduzione familiare e con la specialità dessert della “rozada”, un curioso mix tra panna cotta e cream caramel. Simpatica, gioviale e sempre sorridente la proprietaria che prende le ordinazioni, alla quale potete fare qualsiasi domanda turistica e che vi saluterà con un affettuoso “ciao cari, a presto”.

Una "rozada"

- Spiagge, animali e naturismo... -

Se cercate sabbia e spiaggia liscia cambiate meta! La costa croata – e queste isole non fanno eccezione – è costituita da un buon 65% di scoglio, 30% di ghiaia e solo 5% di sabbia. Va da sé che queste piccole oasi siano state “privatizzate” dalle grandi strutture alberghiere in riva al mare o custodite come un segreto dagli abitanti del luogo che vi daranno solo vaghe indicazioni. Ma la bellezza di Cres e Losinj non è tanto il distendersi sulla spiaggia, pigiati come sardine, modello Romagna o Versilia, quanto cercare la propria caletta lontani da tutto e da tutti, creando la propria "Mucco Beach"!


Una caletta...da padroni

Se, come me, soggiornate a Losinj, vi consiglio di evitare – se cercate tranquillità – la baia di Cikat adiacente Mali, un po’ la spiaggia del paese, dei grossi alberghi e del campeggio, e la zona intorno a Veli; ma munitevi di auto o mountain bike e andate alla scoperta dei vostri paradisi! La regola è semplice e scontata: più vi allontanate dai centri abitati – specie quelli importanti – maggiori possibilità avrete di stare isolati (o con poca gente) e farvi i vostri comodi (nel rispetto della natura ed eventuali vicini) dedicandovi al naturismo (alias nudismo, tollerato in spiaggia libera e nelle aree dei campeggi indicate come FKK) o a giochi acquatici col cane. Avviso, a tal proposito, a tutti i possessori di cani: in queste isole troverete davvero il vostro paradiso. Tranne le spiagge lungo i centri abitati, ove fioccano - anche giustamente - i divieti di balneazione per animali, altrove potrete lasciare il cane libero sulla spiaggia, come nell'acqua. Nell'ovvio rispetto di chi vi circonda.

relax canino

Se amate lo scoglio, non avete che l’imbarazzo della scelta come posti da scoprire. Personalmente mi sono trovato bene subito dopo Mali, verso nord, imboccando il primo bivio sulla sinistra, indicato come “strada senza uscita”.
Per ghiaia o sabbia vi consiglio, a Cres, di prendere per la località Punta Kriza (10 minuti da Osor); una volta in paese girare a sinistra alla chiesa e scendete in direzione Ul. Dopo 5 minuti scarsi di strada asfaltata, entrate nel parcheggio a destra e proseguite sulla sterrata per 10-15 minuti, tenendo sempre la destra a ogni bivio, fino a giungere alla fine della stessa. Qui imboccate il sentiero nel bosco a sinistra e in altri 5 minuti a piedi vi troverete in una meravigliosa caletta di ghiaia e sassi, larga 100 metri, con acqua trasparente e un fondale basso e pieno di pesci (tra cui polpi!). E’ già presente qualcuno? Nema problema: altri due minuti di bosco e arrivate alla caletta adiacente, dove non sarete che voi e la natura! Se riprendete la macchina e andate a ritroso di 500 metri, superando un bivio e un discesone, parcheggiate nel primo slargo e cercate sulla sinistra un sentiero boschivo indicato col numero 30 scritto a vernice banca su un albero. Percorretelo e in 5 minuti sarete in una piccola spiaggia di sabbia di 50 metri, chiamata Mali (“piccola” appunto) dagli isolani. Si consiglia di arrivare entro le 10 e se ci sono più di 4-5 macchine tirare dritto e riprovare il giorno successivo!

Una spiaggia in ghiaia a Punta Kriza

Una spiaggia di sabbia più grande la trovate sempre a Cres andando verso nord; c’è un po’ da camminare ma ne vale veramente la pena. Lungo la strada principale, non appena arrivati alla seconda deviazione per Ustrine girate subito a destra nella strada sterrata e percorretela per 15 minuti, superando due piccoli borghi (tra cui Plat) fino ad un parcheggio. Qui infilatevi a piedi nel bosco per altri 25 minuti e vi si aprirà innanzi una splendida spiaggia di sabbia bianca e fine ed un’acqua veramente trasparente e ricca di pesci! Dicono che 4-5 anni fa fosse praticamente sconosciuta mentre oggi è piena di turisti e barche attraccate. Probabilmente tra un paio d’anni avrà un bel beach bar e un campeggio ad hoc…


Il modo migliore per scoprire baie e calette solitarie è affittare una barca e farsi portare in giro per le coste di Cres e Losinj o verso gli isolotti adiacenti, come Unije, Ilovik e soprattutto Susak, famosa per le sue spiagge di sabbia. Il costo non è molto basso ma se siete in un paio di coppie potete permettervi di noleggiare una Taxi Boat che con 100-150 euro vi porterà tutto il giorno dove desiderate. Da non scartare anche una giornata a bordo dei vari barconi turistici che offrono gite in mare e pranzo di pesce appena pescato.

L'unica pecca di Cres e Losinj, a voler essere pignoli, è l’assenza di raccolta differenziata e la scarsa presenza di cestini o cartelli che invitino a non lasciare rifiuti in giro. Sta quindi all’intelligenza e cultura personale, raccogliere il proprio scarto, metterlo in macchina e portarselo fino a casa: cosa che, come ben possiamo immaginare, non sempre succede…


Le foto presenti in questo resoconto (tranne quelle dall'alto e dove specificato) sono a cura dell'autore.


sabato 18 agosto 2012

COME EVITARE IL PEDAGGIO AUTOSTRADALE IN SLOVENIA

Devi andare in vacanza in Croazia? Se hai deciso di utilizzare la tua auto, inevitabilmente dovrai passare attraverso i 20 km di terra slovena. Se la direzione prescelta è Fiume/Rijeka non hai grossi problemi, varcando il confine a Padriciano e imboccando la E61, strada ad alto scorrimento, senza pedaggio, che conduce fino all'interno della Croazia.

Se invece la tua meta è la costa compresa tra Parenzo e Pola, dovrai necessariamente passare da Capodistria/Koper per raggiungere la stazione di confine croata. Dove sta l'inghippo? Poichè quasi nessuno si ferma, almeno d'estate, a lasciare i propri euri sulla piccola costa della Slovenia, il governo nazionale, per fare cassa, ha ben pensato di creare un'autostrada di 10 km scarsi che collega il confine italiano a Capodistria. Le autostrade slovene, come quelle austriache, non prevedono la presenza di barriere per il pagamento ma l'acquisto di una "vignette", una sorta di abbonamento della durata di una settimana o di un mese, da esibire se eventualmente fermati da una pattuglia. 
Poichè i controlli sono frequenti e si rischia multe anche di alcune centinaia di euro (es. se non c'è in macchina una cassetta pronto soccorso, sic!) rimangono 2 possibilità: acquistare la "vignette" (una settimana 15 euro, un mese circa 50) oppure, se non sussistono problemi a perdere 10-15 minuti in più, puoi bypassare il tratto autostradale prendendo una secondaria. Unico inconveniente: dovrai attraversare un paio di paesi talmente piccoli da non essere segnalati sulle carte, quindi occhio ai cartelli!


La prima regola è quella di seguire le indicazioni stradali sui cartelli GIALLI (strade senza pedaggio) e non quelli sui cartelli BLU o VERDI. Quindi se lungo il tragitto trovi indicazioni per Trieste oppure Koper o Pula scritte non in giallo, evitale: ti rimanderanno sull'autostrada! E non distrarti, perchè le indicazioni blu/verdi sono continue, mentre le altre molto rare.


La seconda regola, come dicevo, è la ricerca dei piccoli paesi intermedi. Una volta superato il confine sloveno a Rabuiese, entra immediatamente all'interno del distributore di benzina (e magari fai il pieno, visto che costa meno di 1.60 euro al litro!) ed esci svoltando a destra in direzione Skofije. I prossimi punti di riferimento sono Dekani, Bertocchi (da cui si passa), Sv. Anton (non entrare in paese perchè è in direzione sbagliata verso la collina) e Ankaran (periferia di Koper). Una volta a Capodistria, sei libero di indirizzarti verso la zona croata con la strada che preferisci.

Il cartello GIALLO da seguire