mercoledì 13 agosto 2014

A UN PASSO DA...SAN CANDIDO


Per la maggior parte dei nostri lettori (e non solo) la località altoatesina di San Candido, situata in posizione strategica a due passi dal confine di Stato con l’Austria e da quello regionale col Veneto, rappresenta solamente la location della fiction televisiva di Rai 1 “A un passo dal cielo”, interpretata dal sempreverde parroco-pistolero-forestale Terence Hill. Ma per quelli come me che la giudicano quasi una seconda patria, trascorrendovi le estati e gli inverni dalla tenera età di 1 anno – con l’aggravante di essere personalmente figlio di una delle prime turiste del centro Italia, presenza ininterrotta da fine anni ’50 alla sua morte – vedere quelle splendide immagini da cartolina in tv è un ulteriore riconoscimento verso un paese dove lascio sempre un pezzo di cuore. E detto, tra noi – di nascosto da mia moglie – dove vorrei vivere un giorno l’ultima parte della mia vita.


Il centro del paese durante le riprese

Certo, questo galleggiare al centro dell’attenzione degli ultimi anni, come una diva da prima pagina, ha anche i suoi risvolti negativi: quasi una Cortinizzazione” del paese – se mi si passa il termine – in cui vi si trascorre l’estate (o qualche inverno) non tanto per godere delle bellezze artistiche e paesaggistiche, quanto per dire “io c’ero, io ci sono stato”.

A tutti questi turisti cool, da aperitivo all’aperto nella piazza principale e da selfie in costume da bagno in qualche prato rigorosamente a bassa quota, ma anche a tutti coloro che il paese l’hanno visto solo in televisione, voglio raccontare l’altra San Candido: quella vera, ricca di storia, cultura, meravigliosi paesaggi, passeggiate e ottimi impianti sciistici per lo sport invernale.




- Un po’ di storia -
Le prime testimonianze di vita nel paese risalgono intorno al 1000 a.C.. Ritrovamenti archeologici sui Monti San Candido hanno portato alla luce oggetti di uso quotidiano e resti di nuclei abitativi appartenenti al popolo balcanico degli Illiri, ben noto ai Greci e ai Romani. Per la posizione strategica sull’importante via di comunicazione verso est, divenne successivamente ambita stazione di transito sia per i Celti, che su questi monti abitarono intorno al 500 a.C. - in particolare i Reti che si insediarono in tutta l'Alta Pusteria - e ai quali si deve probabilmente il toponimo tedesco Innichen (da Indiacu, “possedimento di bella immagine”), sia per i Romani, che vi giunsero nel 15 a.C. per poi proseguire in direzione Aquileia. Dall’unione della lingua Latina con il precedente dialetto Celto-Illirico prese forma il Ladino, parlato tuttora in alcune vallate altoatesine.

Fondamentale fu il periodo di dominazione romana, non solo per la creazione di un centro urbano vero e proprio - da loro chiamato Littamum - ma anche per i ritrovamenti archeologici. Nel corso dei lavori di ristrutturazione dell'Hotel Villa Stefania (lungo il fiume Drava, in direzione Versciaco) sono stati infatti riportati alla luce resti di antiche terme risalenti al II-III secolo d.C.. Trattasi di parti del pavimento originale, sotto il quale è stato rinvenuto pure una sorta di impianto di riscaldamento. 


Il resti del pavimento riscaldato presso le antiche terme

La fine dell’Impero Romano d’Occidente e la relativa assenza di un forte potere costituito portò a continui raid e invasioni da parte degli Unni e a lotte tra Slavi e Baiuvari (popolo germanico proveniente dalla Boemia, stanziatosi poi nell’attuale Baviera) per la conquista del territorio. Alla fine furono questi ultimi a spuntarla e il duca Tassilo III, di fede cristiana, nel 769 fece costruire proprio a San Candido un’abbazia dei Benedettini come avamposto per la conversione degli Slavi infedeli. Questa data viene universalmente riconosciuta come quella della fondazione vera e propria del paese.

Tutto il territorio del Tirolo (compresa l’intera Pusteria) entrò alla metà del XIII secolo nell’orbita della contea di Gorizia fino al 1500 quando, alla morte di Leonardo V, ultimo conte, passò per linea diretta a Massimiliano I di Asbugo, i cui successori regnarono fino alla sconfitta austriaca nella Grande Guerra. Come sappiamo, San Candido divenne infine italiana. Vale la pena, a conclusione, ricordare che il 3 marzo del 1945, agli sgoccioli della Seconda Guerra Mondiale, il paese fu bombardato dagli Alleati che distrussero – tra gli altri – lo storico convento dei Francescani successivamente ricostruito.



- Arte e cultura -
Con una storia che attraversa magistralmente antichità ed epoca moderna, numerose restano le testimonianze e i monumenti da visitare con stili che spaziano dal romanico al barocco.
Un ottimo esempio è la Collegiata[1], ovvero quel Duomo universalmente considerato come il miglior esempio di romanico di tutto l’arco alpino. La chiesa venne eretta nel XIII secolo al posto del citato convento benedettino (il campanile è invece del secolo successivo) e fu subito dedicata prima a San Candido (ecco svelato il toponimo italiano!), protettore del duca Tassilo III, fondatore del paese, e decenni dopo anche a San Corbiniano, patrono della cittadina bavarese di Frisinga, della cui diocesi faceva parte. Assolutamente da vedere gli affreschi interni, del XV-XVI secolo, la cripta e il crocifisso in legno con uno splendido Cristo che sovrasta curiosamente la testa di Adamo (a significare che è lui il nuovo uomo a differenza dell’altro egoista e peccatore), con ai lati Maria e Giovanni: la Chiesa che va avanti, che si espande anche dopo la sua morte.
All’esterno dell’edificio, oltre al cimitero amato al crepuscolo da tutti i giovani turisti filo-gothic, consigliabile una visita alla Prepositura del XIV secolo che ospita il museo, la biblioteca e l’archivio della Collegiata stessa. Da vedere sei secoli di sculture e pitture di scuola sancandidese, un magnifico esempio di stube del 1560, un messale risalente al XV secolo, alcune opere originali del filosofo giramondo di origine catalana Raimondo Lullo (1235-1316) e l’intera biblioteca appartenuta all’umanista Niccolò Polo (XV secolo): tutti indizi che dimostrano l’importanza del paese e della Collegiata anche come centro di ricerca scientifica.


La Collegiata

Per la cura quotidiana delle anime fu invece fatta edificare l’adiacente chiesa di San Michele, documentata già nel 1241 ma certamente più vecchia. La costruzione originale andò bruciata nel 1735, cosicché fu rifatta nello stile barocco dell’epoca e ultimata nel 1760. A differenza della Collegiata, la chiesa ha una sola navata ma è comunque impreziosita da splendidi affreschi sulla vita di San Michele eseguiti da Cristoph Mayr, pittore proveniente dalla cittadina austriaca di Schwaz.
La presenza del citato Convento dei Francescani, terminato nel 1698, fu osteggiata in ogni modo dal resto del clero locale, ma l’amicizia che legava l’ordine all’imperatore Leopoldo I fece sì che venne comunque ultimato. Il clima ostile e qualche sonora “gufata” parvero comunque protrarsi attraverso i secoli, visto che l’edificio fu non solo bombardato nel marzo del ’45, ma subì anche numerose alluvioni dell’adiacente Rio Sesto: non ultima quella del novembre 1966 che molti italiani (fiorentini in primis) ancora ricordano con timore. Da vedere nel chiostro ben 31 tavole sulla vita di Francesco dipinte nel 1709 dal frate Lukas Plazer.


L'interno di San Michele

La cappella Altoetting e del Santo Sepolcro è una curiosa costruzione composta da ben due cappelle addossate l’una all’altra: la prima ricorda quella della città bavarese di Altoetting, l’altra è un’imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. L’idea venne a Georg Paprion, amante di entrambi gli stili, che così le ricostruì nel XVII secolo. Da vedere all’interno alcuni affreschi a cura della bottega del sancandidese Schranzhofer. L’imperatore tedesco Federico III se ne innamorò a tal punto che su questo ibrido modello fece erigere il suo mausoleo a Potsdam.
La residenza Frankenegg è invece una ex chiesa situata in via duca Tassilo 17, riconoscibile dagli infissi con i classici colori bianchi e rossi. Affascinante la cosiddetta “sala veneziana”, ideata nel 1720 da un artista lagunare con, tra gli altri, alcune mascheroni carnascialeschi scolpiti sulle pareti.

Appena fuori paese, il Castello del conte d’Acquarone, residenza privata appartenuta dopo la Grande Guerra a un ministro della real casa di Savoia, che contiene una delle più ricche collezioni al mondo di trofei venatori, e i bagni di San Candido: ex complesso di terme refrigeranti già frequentate nel XVI secolo da nobili e aristocratici. Oltre a poter bere acque di varia e ottima qualità (dagli anni ’60 trasportate in paese tramite una conduttura e imbottigliate con l’etichetta “Kaiserwasser”, essendo storicamente di grande gradimento sia per gli imperatori tedeschi Guglielmo e Federico che per l’austriaco Carlo) è ancora possibile vedere la struttura ormai fatiscente del vecchio Grand Hotel costruito nel 1856 (il più grande dell’intera Pusteria dopo quello di Dobbiaco, con 120 camere e 200 posti letto) e andato pian piano in rovina dopo la brusca fine del turismo dovuto alla Prima Guerra Mondiale, e visitare l’adiacente cappella dedicata a San Salvatore, anno domini 1594.


I resti del Grand Hotel

- Turismo, curiosità e spot invernale -
Frequentato – come detto – da imperatori tedeschi e austriaci, il paese già alla vigilia della Grande Guerra era meta turistica ambita, con villeggianti provenienti soprattutto da Austria, Ungheria, Prussia e nord Italia. Molte, se paragonate a una popolazione di residenti stabilmente intorno alle 3000 unità o poco più (erano 2600 nel 1950), sono le seconde case: 210 nel censimento del 2000, 316 in quello del 2007, anche se il Comune di San Candido cerca in ogni modo di scoraggiare la pratica[2]. Un buon disincentivo sono certamente i prezzi, ormai stabilmente sui 6000 euro/mq nonostante la crisi degli ultimi anni che ha portato a un generale abbassamento ovunque (a Cortina superano ancora i 10.000 euro!). E a qualcosa l’alto listino deve essere servito, visto che da un paio d’anni sulla facciata di alcuni appartamenti compare la medesima scritta “Zu verkaufen”.

Se gli amanti dello shopping e della vita sedentaria non resteranno delusi, tra negozi alla moda e una piscina super attrezzata, a godere saranno ancor di più i teorici della “sgambata”. Il bello di San Candido è, infatti, l’accessibilità di boschi, sentieri e impianti di risalita direttamente dal paese. Molte le facili passeggiate eseguibili con un comodo paio di scarpe (verso i Baranci, le sorgenti della Drava – unico fiume italiano che attraversa ben 5 stati diversi! – , la valle di Dentro col rifugio dei Tre Scarperi) o pedalando dolcemente verso Dobbiaco, Versciaco o addirittura Lienz. Non preoccupatevi: i 45 km di distanza hanno un favorevole dislivello di ben 600 metri all’andata, con possibilità di ritorno in treno con bici a seguito. Per i più piccoli, oltre a un parco giochi su una collinetta che sovrasta il paese, anche la novità del Funbob: una monorotaia di 1700 metri che dal rifugio Haunold trasporta fino a valle dei piccoli bob in metallo.


Il fun bob

San Candido è rinomata anche per lo sport invernale, con impianti e piste accessibili poco fuori dal centro del paese, a differenza di quasi tutte le altre località della Val Pusteria. Curiosa la loro nascita. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si cercò di creare anche il turismo invernale. Per non rovinare i pascoli, fu inizialmente prescelto il versante sotto i Monti San Candido e molti ancora ricordano, nel 1948, una sorta di slitta cumulativa trainata da un verricello per salire ad “alta” quota. L’esperimento però durò poco, così come quello di piccoli ganci a cui attaccarsi singolarmente, e fu poco dopo sostituito dal trattore di un contadino che, a pagamento, portava in vetta i primi sciatori. Ma a causa dei costi eccessivi e dal fatto che la neve su quel versante a fine gennaio era già sciolta, l’Azienda di Soggiorno decise di ripensare drasticamente la location e nel 1956, per 22 milioni delle vecchie lire, fece costruire sul lato Baranci la vecchia seggiovia monoposto. Per i principianti, nel 1959 ecco anche lo skilift sulla collinetta “Castello”. Col crescere dei consensi, presero pian piano forma tutti gli altri impianti di risalita, lo skilift principianti fu trasferito nel 1977 nell’attuale prato a valle e nel 1979 la seggiovia divenne a due posti. L’ultima trasformazione nel 1994 con i nuovi seggioloni a 4 posti e il trasferimento a valle (prima era all’altezza degli impianti sportivi) accanto allo skilift baby.


Sci sotto il rifugio Baranci


- San Candido e il cinema -
No, non voglio parlarvi della mini arena all'interno del centro Josef Resch, ma del cinema con la "C" maiuscola: quello che vede come protagonista il paese e i suoi figli. Poichè è sin troppo banale raccontare della già citata fiction con Terence Hill, voglio stupirvi con ben due storie di cui nemmeno il sottoscritto era a conoscenza. 
La prima è datata 1954. In quell'anno esce infatti al cinema il film "Orient Express" del grande regista Carlo Ludovico Bragaglia. La storia di per sè non è niente di particolare. Un treno internazionale (il nome Orient Express in quegli anni evocava uno straordinario fascino esotico) rimane bloccato per una frana in un paesino di montagna (San Candido), facendo nascere storie impensabili e amori impossibili tra i passeggeri e gli abitanti del luogo. Non vi preoccupate: gli attori non sono Herr Senfter o Frau Schaefer, bensì divi veri e propri come Silvana Pampanini (già protagonista all'epoca di pellicole quali "Bellezze in bicicletta" o "I pompieri di Viggiù"), la splendida ungherese Eva Bartok, i francesi Henri Vidal e Robert Arnoux, il tedesco Carl Jurgens, il nostro Folco Lulli (già in "Napoli milionaria"). La pellicola non ottenne - ahimè - uno straordinario successo ma chissà...magari, allora come adesso, dette un grande input al turismo di massa.



La seconda storia cinematografica riguarda invece un protagonista in carne e ossa: il regista Georg Tschurtschenthaler. Sicuramente il nome non evoca sold out da botteghino, ma il buon Georg è stato candidato nel 2004 al prestigioso premio "International Emmy Awards", assegnato ai migliori programmi televisivi prodotti al di fuori degli Stati Uniti d'America. Il regista altoatesino era stato inserito nella sezione "Arts Programming" per il lavoro Wagnerwahn, documentario sulla vita del compositore tedesco. Tschurtschenthaler collabora attivamente con la prestigiosa casa di produzione berlinese Gebruder Beetz e ha fondato a Bolzano la propria Echo film, con la quale cerca di valorizzare artisti altoatesini.


Nella speranza di non avervi tediato troppo, il mio saluto nasce spontaneo: arrivederci a presto a San Candido!





Le foto utilizzate per questo servizio sono tratte dal web o dall'Almanacco Alta Pusteria.


Bibliografia
KUHEBACHER, E., La marca di San Candido, Bolzano, Athesia, 1980
KUHEBACHER, E., Paesaggio culturale e artistico del territorio di San Candido, Associazione turistica di San Candido, 2003
EPPACHER, F., La collegiata di San Candido, Parrocchia di San Michele, 2011
WATSCHINGER, H., Dove si scia qui?, San Candido, Haunold, 2005
BOCHER, G., Dobbiaco all’alba del XVI secolo, Circolo culturale Alta Pusteria, 2006
ALMANACCO ALTA PUSTERIA, Estate 2015





[1] La “collegiata” è una chiesa di una certa importanza che non è sede vescovile (pertanto non può fregiarsi del titolo di cattedrale) ma nella quale è istituito un collegio di canonici.
[2] Linee guida del Comune di San Candido, Comune di S. Candido, 2009

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